martedì 1 settembre 2009

SPERANZA




Nube bianca
nell’azzurro

i semi
venuti
dalle stelle.


È nata, la nuova galassia è nata nel mio mondo. Ancora è un vortice indistinto e si muove in modo incerto sulla sua orbita. Ballonzola qua e là un po’ goffamente, come un bambino che muove i primi passo da solo nel mondo.
Ma solo un bambino può trovare la forze e l’incoscienza necessari per lanciarsi spavaldamente in una nuova avventura.
Una delle tante, la prossima, quella che l’Anima che sono ha innescato.
No, non la conosco, va sperimentata e poi? Poi ricondurrò nuovamente in me il tutto… e mi conoscerò, mi darò ancora un nome. Ovvero, l’Anima che sono, avrà esplicitato un altro pezzo di sé. Intanto io sopravvivo, mente aspetto di sapere le prossime mosse, le nuove virate, dove sarò lanciata nelle profondità del cosmo, chi incontrerò, cosa dirò, che farò.
Amo l’avventura, la vita è una continua avventura. Ogni giorno tutto è nuovo, abbondante e a portata di mano.
“E chi non è con me, peste lo colga” si dice.
Sta dov’è, quello è il suo posto, è la sua posizione cosmica rispetto a me e rispetto a tutti quelli che viaggiano sulle loro orbite, accanto alla mia.

Nuovo ampio pezzo di spazio stellare, nuovi compagni di viaggio. Tutto molto avvincente.
Il mio pensiero va ad un compagno di viaggio e non mi chiedo se lo ritroverò nel nuovo cammino, non é importante saperlo, a me basta vivere.
Ma questo grande amico e maestro sta nel mio cuore, e il cuore è la mia navicella spaziale.
Di lui amo innanzitutto la complicità e la capacità di fare il bambino insieme a me.
Il mondo ci crede là, in quel luogo e tempo a fare… qualsiasi cosa scontata di quest’esistenza invece noi, monelli irriducibili, siamo, dove piace a noi.
Le grandi chiacchierate creano tra noi un prato verde e tenero ove ci stendiamo a coccolarci, accarezzarci, compenetrarci. Ciascuno ha i suoi modi e noi i nostri, criptato il momento d’oro dei nostri incontri, perché così vogliamo. Questa intesa sa metter d’accordo il mondo delle tenebre dell’anima e il mondo solare delle visioni attorno a noi.

Accanto a lui gli opposti si conciliano, nasce la compassione, la comprensione e la capacità di sollevarsi dal peso del quotidiano. La tenerezza e l’attenzione, l’ironia, poi anche la libertà di scrollarci di dosso l’altro dove del suo mondo si tratta o solo del mio, come dire: “Fatti suoi”.
C’è una corrente intensa e speciale, sa di noi, ha il nostro timbro, la nostra cifra, si chiama … siamo noi.
Conduce l’originalità e la singolarità che contraddistingue ogni persona e ogni intesa messe a nudo, ossia felicemente scoperte e vissute nella verità, esse stanno fuse nell’unità del Tutto.
Trovo un senso di me in lui, no, accanto a lui, perché ciascuno resta se stesso, fino ad un attimo prima e dall’attimo dopo ogni nostro divino incontro.
Stavo scrivendo una parola meno importante, ma questo è. Bisogna decidersi che siamo divini in ogni attimo della nostra esistenza, è così che richiamiamo sempre più, da in fondo a noi stessi, la luce che siamo.
Ovvero, detto da un altro punto di vista, tutto è vita, tutto è divino, sta a noi vivere le situazioni semplicemente per cogliere, dalla naturalità e verità delle cose vissute, l’appartenenza di ogni cosa al Tutto. Buio, ombre, luce, attimi di divino splendore e attimi di dolore, confusione e vuoto. Tutto è vita.
Accolgo il giorno destabilizzante, in cui mi sento persa e perdente, non compresa e non amata, accanto al giorno in cui vivo intensamente un amore, un successo, un progetto realizzato, il riposo, i lavori di casa, un premio.
Accolgo tutto, lascio che tutto mi attraversi, ecco che i miei occhi amplificano la visuale. Da sempre i miei occhi vedono davanti e dietro di me, attorno; la mia orbita è costantemente radarizzata, anche se non me ne rendo conto.
Il mio Sé Superiore, Anima, Dio, ciascuno lo chiama come vuole plana sul mondo, è Signore del mondo.
Così mi sveglio ogni mattina, con la speranza fatta certezza, che già dal risveglio immette nella mia mente pensieri di benessere, di riconoscimento e apprezzamento; quando sono sveglia, cosciente e volente, da questa consapevolezza mi muovo.

Che cosa c’è di più importante nella vita di una donna, che i suoi amori? Quanta amorevolezza, comprensione, forza vitale riesce ad accogliere e far passare perché il mondo ne goda? Questo è il femminile, essere canale perché l’amorevolezza di Dio entri nel quotidiano, e ciascuna di noi fa la sua parte in questo elargire al mondo la grazia.
Non è mia la grazia, non sono io la grazia, non nella mia accezione di persona del qui e ora, eppure proprio perché sono persona e sto, in un qui e ora, la grazia mi attraversa e va, dove lei sa. Il mio grande compagno di viaggio lo sa e orbita silenziosamente accanto a me, poi va per cammini stellari tutti suoi, altre stelle, altre galassie, come io, d’altronde.

Ora sento e so che la comunicazione tra le anime è molto più ricca ed estesa di quanto il nostro mentale riesce a contenere.
Veniamo da un mondo in cui sembra sia doveroso ed indispensabile dire tutto, spiegare tutto; oh, la forza del silenzio! La complicità e la fantasia delle cose non dette ma comunicate col pensiero, col cuore, con le forze dell’anima!
C’è una ricchezza in noi che rischia di restare chiusa e criptata perché pensiamo di dover far passare tutto per la coscienza razionale e la parola.
Già il mondo dei gesti è un preludio a spazi più ampi e intensi della sola parola.
Se poi lasciamo fare alla sola presenza, e alimentiamo un reciproco silenzio foriero di sostanze… quanto ci giunge dell’altro, quanto diamo all’altro di noi!

Quando voglio dire una cosa importante al mio compagno di viaggio, non dico, non chiedo, so, e lascio che il pensiero, quello sano, discreto e sobrio, porti il messaggio in lui.
Lascio che il tempo, quello silenzioso e misterioso del quotidiano vissuto, speso nelle incombenze di ogni giorno, agisca per me, superi le barriere delle mie e sue visioni del mondo e di noi stessi e porti le sostanze, conduca ciò che è importante.
Sapete, il quotidiano è solo una scusa, è la metafora per lasciar passare il divino in noi senza l’interferenza del nostro mentale.

È importante immergerci nel mondo dell’illusione e perderci in esso, così distraiamo questa mente che vorrebbe essere onnipotente. Le diamo un giochino: il lavoro, i figli, la casa da pulire, lo sport, la religione, le transazioni da seguire, lei si distrae e, mentre lei è presa dal teatrino delle cose del mondo, il nostro Sé Superiore agisce liberamente, pienamente e gioca la nostra parte più consistente e segreta con la vita.
E il mio grande amico risponde, quando è il momento, in piena sintonia.

Noi l’abbiamo compreso, accettiamo il quotidiano come il banco di prova, la sfida delle nostre intelligenze e capacità, della nostra disponibilità al mondo, viviamo la giornata, poi ogni tanto, come dice lui, apriamo una pagina del nostro libro e viviamo la nostra realtà dolce e segreta, parallela.
L’anima della nostra esistenza, ciò che alimenta, rende nuova e bella ogni giornata.

SPERANZA: ALIMENTO, MIELE, NETTARE.
ENTRARE NELLA SPERANZA, ENTRARE NELL’UNIVERSO PARALLELO IN CUI ATTINGERE ACQUA E SOSTANZE DA GIOCARE NELLA MIA GIORNATA.

Ti onoro, Grande Compagno di viaggio.











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