giovedì 3 settembre 2009

I SENTIMENTI




4° SETTIMANA - COME AVERE CONSAPEVOLEZZA DELLE MIE ENERGIE

Obiettivo: Imparare a lasciarsi attraversare da ogni sentimento ed emozione.


I SENTIMENTI

Sto
sulla sponda del fiume che sono.

Osservo
srotolarsi davanti ai miei occhi
le bestie del mio tumulto più profondo.

Impetuoso
non so frenarlo,
impotente, di fronte
alla forza indomabile delle mie acque.

Ho guadagnato la sponda
sono fuori dal guado.

Qualcosa di me può dirsi acqua… e altro.
Altro che sono oltre lo scorrere irrefrenabile
di questa forza
bianca e vaporosa
fredda, determinata.

Ma non sarei
se non fossi le mie Acque.


INVIDIA GELOSIA RABBIA RANCORE PAURA ODIO IDOLATRIA POSSESSO… I GRANDI SENTIMENTI, CHE GIUDICHIAMO NEGATIVI, SONO LE GRANDISSIME FORZE DA RICONOSCERE COME PARTI AUTENTICHE DI NOI.

Solo lasciandoci attraversare da queste forze esse attivano in noi quelle potenzialità che, proprio perché non vissute e non sentite, diventano disarmonia, malattia per noi stessi e disarmonia verso gli altri.

Avere il coraggio di dire: “Sono idolatra di me stessa, sono gelosa, sono rabbia, sono paura, voglio possedere, voglio che mi appartenga, voglio prendere…” e dirlo riconoscendoci, in questo dire, tutta l’assertività e l’autostima che ci vogliamo e possiamo concedere.

LASCIANDOCI ATTRAVERSARE DAL FATTO CHE, COMUNQUE, AMIAMO.
DALL’AMORE SIAMO ATTRAVERSATI.

Significa assumere la responsabilità di se stessi.
Significa intronizzarci, assiderci sul nostro trono.

L’uomo considera la gloria divina ossia la forza, la potenza, l’intelligenza, la capacità di amare, come esteriori a sé. Egli pensa la Presenza, ovvero l’incidenza in lui della forza, come esteriore a sé e non la riconosce come sua.
La forza sentita come esteriore a sé gli fa nascere la paura (il timore di Dio) per la distanza che crede incommensurabile tra sé e Dio.
Gli Dei, tutte costruzioni esteriori intellettive, non reali: l’uomo, poiché non conosce le sue grandi potenzialità, pensa siano tutte e solo di Dio, le chiama Dio.
Per superare la non conoscenza e la paura di queste forze che non riconosce sue e perciò teme, l’uomo cerca di costruire un dialogo con queste presunte divinità ma è un dialogo col suo esteriore; un dialogo con le sue potenzialità proiettate e percepite fuori di sé, separate da sé.

Dialogo esteriore che allontana l’uomo dal suo centro.
Nasce la religione come necessità di relazione tra l’uomo e il senso di sé ma, avendolo proiettato fuori di sé, in un Dio, il senso resta sempre irraggiungibile, perché cercato in un’idea illusoria.
Nasce la Legge, la necessità di porsi in sintonia, in situazione di dipendenza, asservimento ad un Dio potente e temuto.
“Per paura io mi impegno”.
La religione è relazione che è nata dal proprio senso del limite, dal senso creaturale, ma spesso è relazione col fuori di noi in ciò che, invece, noi siamo.
Questo sapersi creatura “la Vita mi è data”, male inteso, conduce alla svalutazione di noi stessi di fronte a quell’idea onnipotente di noi stessi che abbiamo proiettato fuori di noi.

Il senso della creaturalità va ricostruito nella sua autenticità e diventa senso dell’essere.
Creaturalità è sentirsi e sapersi terra, carne, sentimenti, pensiero, emozioni, capacità di amare, di un sapere esperienziale prima che intellettivo: “Esperire ciò che sono”.
“Vedermi respirare, agire, essere le Parti di me, le mie modalità di darmi alla vita”.
“Mi pongo in situazione agendo dalla spinta interiore che mi fa essere qui dove, di fatto, voglio essere, per esprimere ciò che naturalmente sento di esprimere”.
In questo stare nella mia autenticità, da dentro me, una forza si esplicita: la luce che “sento”, il divino che è in me, quella Forza che ha voluto essere qui-ora questa creazione. Questa luce illumina le parti di me che io ora sono spinta ad essere, così esse si esplicitano, escono alla luce e io le vedo di un vedere che è cogliere ciò che sono.
È l’insight ed esso è sempre un piacersi ed apprezzarsi, perché è avvertire una forza, cogliersi nella verità. È la mia coscienza psichica che si attiva.
Ancora siamo nell’individualità, ma è la strada per la Coscienza Cosmica.

È anche grande umiltà, ovvero senso di realtà perché: “questo sono, niente di meno”.
Presa di responsabilità di ciò che sono, assunzione di sé, intronizzazione:
“Per come mi sento, in ciò che mi sento e mi vedo, sono re di me stesso”.
Questo, niente di meno, è il senso di creaturalità.
Noi siamo con-creatori di noi stessi e possiamo risalire alla sorgente di ciò che siamo, sperimentandoci e dandoci consapevolezza.

Che cosa l’uomo esperimenta di sé?
Appunto il sentire, l’agire, il pensare, l’amare.
Il punto è sapere che non un Dio fuori dell’uomo gli permette l’esperire, lo mette in situazione, in qualsiasi situazione, egli stesso, da quella Parte di sé in cui egli è re di se stesso e della sua storia, tesse la trama della sua vita.
All’uomo, nel quotidiano è chiesto di credere che ogni situazione è la scelta che egli stesso s’è dato, innanzitutto le infinite gioie della vita e della Terra sperimentate, insieme al conoscersi e crescere. È chiesto di stare consapevolmente o meno nella situazione catalizzando così di sé, da sé, le energie più profonde e saperle sue, allora: la luce delle cose si dischiude, ogni parte dell’universo si manifesta in lui.
Come si manifesta? Attraverso il sentire, le emozioni, attraverso i grandi sentimenti: rabbia gelosia idolatria appartenenza… che solo se permessi a se stessi, non resistiti, non giudicati manifestano la potenza che conducono.
E l’uomo scopre che, colti nella loro verità, essi sono le grandi forze che egli ha proiettato fuori di sé in qualcosa chiamato Dio.

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