lunedì 31 agosto 2009

L' ALCHIMISTA CHE E' IN ME


6° SETTIMANA - COME ACCEDERE ALLE ENERGIE DEI MIEI PUNTI DI FORZA


Obiettivo: Imparare a riconoscere le dinamiche interiori per essere consapevole delle mie potenzialità.


L’ALCHIMISTA CHE È IN ME

L’alchimia si fa a se stessi, agli altri si danno le competenze raggiunte lavorando con alchimia su se stessi.

“Fare il sacro implica l’investimento delle energie nella matrice di fuoco; spetta ad ognuno penetrare la propria violenza interiore” .

Che significa fare il sacro? All’uomo d’oggi serve il sacro?

Fare il sacro forse non è altro che riconoscere pienamente umano ciò che si è sempre attribuito ad un Dio, a degli dei. Significa avviarsi in un percorso di riappropriazione di sé, di determinazione ad affermare ciò che si è nel profondo della nostra natura umana e, nello stesso tempo, assunzione di responsabilità, senza più altri referenti e responsabili cui delegare potenzialità e ruoli salvifici del benessere dell’uomo e del creato.
“Perché mentre sento, sono, riconosco e vivo il mio essere biologico, psichico, animico sono, insieme, già oltre: sono visione, pensiero, abbraccio, forza interiore che mi attraversa”.
Percorso di consapevolezza da sempre attivo nel quale, pian piano, ci si riconosce immessi, che procede con tempi che non ci appartengono del tutto perché Tutto viene coinvolto in questo processo di recupero della piena coscienza della grandezza e potenzialità della natura umana.
Fine della religione, rifondamento della religione.
Quando parliamo di Dio, dell’Essere, della VITA, non ci serve andare a cercarne l’identità, quell’identità che cerchiamo, ipotizziamo… siamo noi: io, tu, lei, lui, le cose, le esistenze…
Serve esplicitarne, consapevolizzarne le dinamiche che sono quelle in cui la VITA si dà all’esistenza, si manifesta, si gode, si conserva e si ripropone sempre nuova.

Non separare le dinamiche dell’Essere che crea dalle nostre, sono le stesse.
Solo quelle che sono in noi, sono.

Questo è l’Essere. Così come siamo, i nostri modi di esistere, sentirci, pensare, amare noi stessi, essere amati ed amare. Vivere il Vuoto, il Nulla, il desiderio, la creaturalità, il creare, l’agire. Sofferenza, rabbia, gelosia, possesso, egoismo, condivisione, gioia, amore, gratuità.
Tutto questo è L’Essere, ciò che chiamiamo Dio.
Tutto ricondurre in noi, riconoscere in noi. Creduto, accolto, riconosciuto, benedetto.

Di conseguenza, l’ontologico non è da cercare fuori di noi, fuori dell’Uomo ma, penetrando noi stessi, troviamo il solo ontologico, il solo senso.
L’ontologico non ha riferimento in Qualcuno o Qualcosa fuori di noi, fuori dalla singola Coscienza.

“Quando giunge il momento di questo grande salto in ciò che è risonanza al Nulla, non bisogna attendere di avere la forza, la forza, ricordiamocelo, sta nel salto” .

Avere la consapevolezza di questo passaggio alchemico in noi attiva le potenzialità del nostro essere creatori di noi stessi e del nostro universo.
Quale il percorso per giungere a questa consapevolezza di essere noi stessi, uomo, donna, bambino, quel Dio sempre cercato fuori di noi?




CONSENTIRE AL REALE DI ESSERE

- Consentire al Reale di essere così come è adesso
- l’accettazione ci libera immediatamente dal dominio della mente e così ci ricollega all’Essere
- sofferenza dell’adesso: nell’accettazione avviene la trasformazione della sofferenza in pace interiore
- consentire al momento presente di essere così com’è
- consentire anche al mentale di essere così com’è: assillante, continuo, insistente, stressante, deviante; è energia, va accolta, solo accogliendola può cambiare e mostrare ciò che realmente è e qual’è la sua autentica funzione in noi.
- consentire al sentire (alle emozioni) di essere, con la sua potenza, insistenza, deformità, malattia: sono tutte le nostre forze interiori da far emergere, lasciar imporsi affinché si sciolgano i nodi in cui le Parti di noi sono imbrigliate, così da percepire la grande forza rinata che abbiamo tra le mani e che siamo.

- È necessario il perdono, ovvero l’incondizionata accettazione della realtà.
Perdono = donarsi al proprio passato e a se stessi, perché è la Vita che si dà e si è data, sempre, in ogni cosa e solo ciò che la Vita vuol essere viene all’esistenza. Ogni cosa che ho vissuto va bene, ho fatto ogni cosa giusta al momento giusto, “così come sono, sono”.
- Perdono è perdonare, innanzitutto se stessi, e lasciar andare.
- Essere perdonati, spesso è dall’altra Coscienza che abbiamo bisogno di essere perdonati.

- Perdono = donare l’altro al suo passato e a se stesso. “Così come sei, sei”.

L’Istante è nuovo. Nell’adesso, c’è tutto ciò che mi serve.

CONSENTIRE A ME STESSA DI ESSERE/ CONSENTIRE ALL’ ALTRO DI ESSERE

- Questa sono: questa che - adesso - mi sento di essere, questa che sono, che sento e che mi passa per la testa. Questa, la sento sulla pelle, più evidente di così. Il sentire mi conduce me stessa, quella autentica, affidabile. Questa, che non mi mente, non m’abbandona, questa che parla di me. Il pensiero, questo, questo che ora mi attraversa “sono” e, nel momento che lo lascio essere in me senza giudizio, mi dà se stesso e se ne va… io mi riconosco più vasta.
Fisso questo istante di corpo/mente reale nell’anima: amandomi così.
Accolgo, decido - volontà - di essere questo che sono.
Il primo effetto è sentire che mi sto abbracciando e che, relativamente a questa parte di me, i problemi non sono più in me, ma fuori di me.
Perché la divisione non è più in me - io sono una - con questa parte di me nella sua modalità di essere. La divisione viene ad essere tra me -uno- e il fuori di me -gli altri- e anche questa potrà essere superata.

Ora posso rivolgermi all’Altra Coscienza, a chi mi sta davanti e dire:
“Questo sei, questo che – adesso - ti senti di essere.
Così come sei, ti riconosco, apprezzo e benedico.
È te che voglio (persone, cose, eventi), nella tua concretezza”.
Non la proiezione di un’idea. Accogliendo te nella tua concretezza la realtà si amplifica, questo permette di attivare forze nuove, che sono in me latenti, ora risvegliate dall’Altro davanti a me.




LASCIAR ANDARE

Si può lasciar andare perché si costruisce dentro.
Sulla mia unità interiore: corpo, mente, anima, unificati in un momento di volontà-possibilità-fattibilità vissuto, integro altre Parti di me.
Raggiunta questa unità in ciò che ora “sono” ecco, avverto… qualcosa di nuovo, un vuoto, un silenzio, una presenza accanto a me. L’unità raggiunta, mentre in me fa toccare il valore che sono, mi permette di relativizzarmi. Colgo la mia essenza nel Tutto e che, non sono il Tutto, altro c’è. “Tu sei Altro da me”.
È la possibilità nuova che mi viene incontro per crescere ogni giorno. Avverto che c’è altro, oltre, oltre ciò che oggi esperimento di me e del mondo.
Intuire e muovermi verso altre Parti di me; lasciarle emergere e viverle mi permette di voltarmi verso “altro” così che, allo stesso tempo, non rendo assoluto e statico ciò che oggi sono. Non trattengo in me stessa l’altro, gli altri, il passato; cerco di lasciare, lascio tutti liberi.

Affrancarsi dalle paure.
Non resta in me un vuoto, sono io che vedo altro di possibile, piacevole da vivere.
E, se adesso fosse il vuoto? Il vuoto che avverto si fa vivibile perché vedo altro di possibile, piacevole da vivere. Il Vuoto è un Pieno di possibilità.
Primo passo è fare esperienza della propria unità interiore su ciò che si è nel profondo e, conseguentemente, avvertire l’unità con l’Altro da sé accolto e riconosciuto per ciò che egli è.
Il passaggio seguente sarà la distinzione di ogni realtà da me, ma solo dopo che l’avrò riconosciuta e integrata, ecco la comprensione-distinzione che supera la separazione…

A fondamento c’è il massimo della concretezza ossia la mia unità nella sessualità gioiosamente vissuta, questa è la base. Sessualità, nel senso ampio e vero di “capacità di relazionarsi e crescere in tutte le parti di sé”, come dinamica che conduce autenticamente l’essere a se sesso, dinamica che riconduce l’essere a se stesso: riconciliarsi con se stessi, possedersi, fruire del mondo.
Essere canale per l’eros, per la forza vitale che è la manifestazione del divino.




CREDERE IN SE STESSI

Con quel Credo, quel tipo di Credo che è lo stesso che abbiamo sempre attribuito ad un Dio, il Credo talmente forte, unico e potente da diventare creativo.
Quel Dio, la VITA, che talmente crede in se stessa da generare da sé la Creazione, come manifestazione del Sé.
Credere in me stessa, in ciò che sento-penso-sono, così come la VITA crede in se stessa, perciò crea.
Niente di meno.
Credere nell’Altro, in ciò che è. Il primo incondizionato riconoscimento di me stessa mi permette il pieno-incondizionato riconoscimento dell’Altro.
Credere che genera potenzialità, forza. Sapendo sempre che sono creatura e che, come creatura, il mio credere è partecipazione a Dio, ovvero alla Vita che crede in se stessa, così che la potenzialità che passa, che mi attraversa, è la potenzialità della VITA. Io sono sempre, comunque data all’esistenza e l’artefice di questo manifestarsi del Tutto in me è ancora e sempre il Tutto.
Questo va colto dal suo atto potenziale di creazione: quando mi connetto a quel “In Principio” che è sempre presente e attuale nell’Essere, nel Tutto. L’Essere cui partecipo, che nel suo essere sempre presente a se stesso, crea.

La creazione è atto di ogni momento, del presente, nel tempo, oltre il tempo in cui noi siamo come creature. “L’apostolo Giovanni non parla di un inizio storico che sarebbe quindi per noi un passato, ma di un principio, presente al centro di ciascuno di noi, l’oriente dell’essere” .
Io sono data anche nel mio agire che diventa creare.
Dire “io sono data” è il mio riconoscermi Nulla, già riempito dalla potenzialità del Tutto perché, mentre prendo coscienza della grandezza del mio essere, anche mi abbandono all’Essere che sono e che mi trascende.
“E l’oriente afferrato risponde divinizzando l’istante!” .
È essere consapevoli di partecipare e fruire di queste modalità dell’Essere.
L’Oriente simbolicamente, è la nostra parte intuitiva, il femminile dell’essere.

Dal sapere chi sono…




… L’IMPERMANENZA

Ogni traguardo della nostra crescita espande la nostra coscienza, ogni cosa che ci attraversa ci
lascia qualcosa, ma noi siamo oltre; ogni situazione ci permette di vivere e gioire di una Parte di noi, ma noi siamo sempre Oltre, sempre Altro da ogni identità e situazione.
L’ineluttabilità, che non è l’inevitabilità, ma è la via d’uscita, la rinascita.
Ci sembra di aver raggiunto una certa pace, ecco che una situazione ci pone davanti ad un nodo o ad una separazione e ci destabilizza, non è un “problema” o un “ostacolo”, è l’occasione che il nostro sé è andato a crearsi per integrare una parte di sé.
Nodi, impasse, separazioni, dolore… sono le occasioni per crescere che la nostra Anima vuole incontrare.

Cominciamo col guardare diversamente e diamo un altro nome, un’accezione positiva a ciò che “ci sembra” solo ostacolo, problema, chiamiamolo: possibilità, occasione, sfida, appello, via per conoscersi.
“Positivo” non significa solo bello, buono, bravo, se cerchiamo di riportare tutta la realtà a queste qualità ci perdiamo buona parte della vita; a volte le forze della vita sono oscure… e sono le più forti, dove la forza vitale è grande. Una persona, una situazione che catalizza la nostra forza interiore va osservata nella sua “funzionalità”, questa è la sua “positività”. Quanto una determinata cosa, persona, situazione è funzionale, utile, alla mia evoluzione.
Non significa “usare” le persone, so che sempre io sono responsabile del mio agire, sia consapevolmente o da quei livelli di me che ancora non comprendo appieno, per cui non proietto sull’altro aspettative o responsabilità, tutto riconduco, sempre, alla mia persona. Da qui riconosco, l’affinità o la diversità. Sento che una cosa, persona, situazione mi è a specchio, è come me, oppure, una volta compiuta l’integrazione e la comprensione di un evento, posso dire: “No, non sono io. Non sono questo. Posso esserlo stato, certamente, altrimenti non lo riconoscerei, ma quella modalità non mi appartiene più”. Solo quando questa distinzione avviene -dopo l’integrazione- è efficace, vera, perché ci siamo confrontati con l’evento, non l’abbiamo rimosso o evitato. Ci siamo giocati, visti in quel modo di essere, abbiamo integrato al nostro sé ciò che è connesso ad una determinata realtà, persona, situazione, poi sappiamo distinguerci, fare il distacco.
Oltre, sempre oltre, ecco l’impermanenza, ciò che ci permette di interagire con la realtà senza usarla o essere usati.
Per questo è necessario integrare, chiamando “Energia Unificante”, tutto quello verso cui abbiamo più resistenza.

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